3 gennaio 2014

Boy on the bike

Boy on the bike, what are you like 
As you cycle round the town? 
You're going up, you're going down 
You're going nowhere 
It's not as if they're paying you 
It's not as if it's fun 
At least not anymore 
When your legs are black and blue 
It's time to take a break 
When your legs are black and blue 
It's time to take a holiday

Ebbro Colle

Ebbro colle
l'ebbro colle è quell'altura dove se tu bevi 
due bicchieri colmi di buon vino bianco sbianchi 
ti s'intoppa lo stomaco cosicchè non hai più da bere ma solo da girare 
lo stomaco in subbugliosuggerisce succhi gastrici a piacimento
la gola disconosce l'umido per il secco 
è così che da sobrio diventi brillo 
e speriamo di non sentirci male stanotte

La parola è polvere

"La parola è polvere", disse lo sciamano. E lo disse senza rimpianto, senza nessun tipo di rabbia repressa.
"La parola è polvere", ripeteva come un mantra. E non c'era nulla da fare se non ascoltare questa sua litania ancestrale.
"La parola è polvere", intonava ancora. E in questo deserto dell'anima, quando tutto ti sembra sfaldato sotto la pressione di qualcosa di più grande, anche le parole non riescono a aiutarti. Si frantumano in microscopici infinintesimali granelli ad ogni soffio di vento.
"La parola è polvere", che cosa vorrà dire? Forse per questo abbiamo inventato la scrittura, perché la parola da sola non ci sarebbe bastata. Non sarebbero bastate tutte le vite dei uomini ed altre ancora per tramandare la caducità della parola.
"La parola è polvere", ripeteva dondolandosi al ritmo del vento e dalla sua bocca quasi potevi leggere quelle parole che appena proferite si disegnavano in mille frammenti nell'aria. Una costellazione dorata di pulviscolo significante. La parola è polvere e lo era davvero.
In quel momento capii e cominciai a memorizzare tutto quello che mi circondava, ogni sensazione, ogni alito di aria calda che spazzava le ultime sillabe mantriche, sul manto appena increspato di questo mare ormai secco. La parola è polvere, ripetevo dentro di me e iniziavo a scrivere questo concetto basilare sulla sabbia, in ginocchio con la polvere che mi si infiltrava sotto dentro ovunque tra i vestiti.
"La parola è polvere", ripetevo a ritmo con lo sciamano e così non la dobbiamo perdere. Bisogna in qualche modo fermare l'attimo prima che la disintegri.
Ma non c'era nulla da fare, per quando mi affannassi a scrivere il più velocemente possibile, ad ogni mia incertezza seguiva un colpo di vento a cancellare tutto. Non si può nulla contro questa maledizione! Perché tanto affannarsi allora?
"La parola è polvere", disse lo sciamano. E lo disse senza rimpianto, senza nessun tipo di rabbia repressa.
"La parola è polvere", gli feci eco.

Non è sempre Tempesta...



"Non è che una nave" 
Urla così il vento 
Accorata te ne stai però 
Indugiando su altri significati

Il Mercato della Felicità

Il Mercato della Felicità, si trova sempre dietro l'angolo, di solito spunta fuori quando ti serve. Un momento prima non c'era e poi puff Donna Malinconia te lo tira fuori che è solo quello che ti è rimasto di fare nelle giornate un po' così.
E' sempre un vicoletto lungo e tortuoso, ovunque appaia ha sempre gli stessi prodotti e avventori. Ci ritrovi i ricordi belli, solo quelli, ché ai brutti è vietato l'accesso.
Di solito io ci vado a trovare quel che mi serve.
Gli articoli che preferisco sono gli amori di plastica quelli che di abbracci non si stancano mai e di baci ti straziano. Se son di marca per un po' la Malinconia ti passa, ma se non stai attento, dopo te ne viene una ancora peggiore.
Ci sono poi anche i Signori dal naso rosso che son soliti offrirti come mercanzie i loro pregiati boccali. Son intrugli strani che ti seccano la gola e bruciano l'anima quando li mandi già. Anche per loro ci son controindicazioni se ne abusi troppo. Di solito ti ritrovi la mattina dopo che non ti ricordi come hai passato la notte. E se proprio ti è andata bene al massimo ti accorgi di stringere nel pugno sottobicchieri accartocciati con poesie scritte fitto fitto tutt'intorno.

Il Mercato della Felicità dura poco, il tempo di farti del male e illuderti di star meglio. Non ha età, è ben tenuto - anche troppo - non ti chiedono soldi ma il più delle volte vai via più povero di prima, tutti ti sorridono ammiccanti nei loro splenditi abiti di scena.
Al Mercato della Felicità ogni tanto ci passo un pò di tempo, spesso non vorrei mai più doverci tornare.
Al Mercato della Felicità non trovi l'Amore, ma se ti sta bene accontentarti di qualche suo surrogato sei nel posto giusto.

Preferisco un pò di sofferenza e la compagnia di Donna Malinconia per qualche bella passeggiata.
Preferisco provare ad Amare anche se fa male.
Preferisco donare invece che ricevere doni, se poi si è un dono l'un per l'altro ancora meglio, ma non è facile trovarne di questi tempi.

Son quel' degl'abbracci io.. chi mi abbraccia?

Sogni Blu

Sulla strada per Parigi c'è fango, gli zoccoli di Sten affondano sotto il peso del Duca. Il Duca è assorto, al suo collo una conchiglia e un pensiero nella sua mente: sonnecchiare ancora un po' prima di arrivare alla meta. Su una chiatta Ismaele riposa con Cidrolin. Il cielo è limpido e un beccheggiare lento li culla. Uno sogna di viaggi a cavallo, l'altro di un libro blu che qualcuno di li a poco scriverà. Un ragazzino di una decina d'anni, con un grande naso a patata disegna qualcosa sulla staccionata: «Poichè rende gli animi impavidi»