3 gennaio 2014

Alla tavola di Fante

Quando Fante tornò a casa trovò Marc Ribout che brindava col vecchio Hank. Non fu sorpreso di trovare alla sua tavola altri a brindare con loro. Erano tutti lì per lui, c'era anche un rosso dalla faccia sorniona che gesticolava di parole raccontate in apparenza senza senso. Che ci fosse del vino rosso nei suoi capelli? Di sicuro ce n'era nel suo corpo o forse era solo un artista. Magari da quattro soldi ma pur sempre un artista, si disse. Di certo gli avrebbe proposto un suo quadro per la copertina del suo prossimo libro. 
Al capotavoli un tipo dai pochi capelli stava elencando una serie di frasi che parlavano di lettere o letture da bar, ma non ne era del tutto sicuro perché non riuscì a capire bene cosa stava dicendo. Non che ci fosse nulla da eccepire, per quello che capì gli sembrarono frasi simpatiche a loro modo comiche. Erano solo lette un po' male. 
Il rosso pittore lo guardava con intensità sempre maggiore, così decise di girarsi in modo da dare a vedere il suo lato migliore nell'eventualità che lo stesse studiando in vista di un ritratto. Un bel ritratto! Quello sì che sarebbe stato contento di vederlo stampato sulla copertina di un suo libro! Decise di dargli spago e così gli chiese di parlare. 
- Dimmi di te, chiese. 
- Eravamo in strada e per quante speranze ci fossero l'unica luce che quasi mi accecava era quella del casolare vicino al porto. Dal fabbro mi venivano pensieri che solo di notte potevo bere. Erano occhi per i miei quadri, spalle per le mie braccia. Voci lontane di marinai in fuga verso un mare di inchiostro. Solo di notte potevano partire i raminghi perché di giorno avrebbero avuto il mal di mare. Perché di giorno ci volevano scarponi, cappelli e barba. Qualcuno pensò che non avrebbero resistito per più di tre giorni ma venne la pioggia e venne il fango e la bandiera si spezzò a metà. Mani forti scalfirono gli ultimi pezzi di tabacco e in un fuoco rosso continuarono a marciare. 
Questo il Rosso disse e Fante rimase ad ascoltare.

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