1 gennaio 2014

Il cane di Gernsback

Accadde la prima volta nel '77. 
Ero dentro una di quelle piccole vasche giuste solo per lavarci i panni sporchi e i bimbi. Battei la testa sul doppio scalino, quello del sedile. Ero scivolato fino ad accattorciarmi vicino al buco dello scarico. I medici dissero che non era nulla di grave e che sarebbe passato tutto in poco tempo. 
Gli anni passarono e la mia vita scorreva normalmente se non per un - a volte spiacevole - “effetto collaterale”. Dopo quel primo trauma cranico mi capitava di sentire ciò che sarebbe accaduto prima che accadesse. 

La seconda volta l'avevo già vissuta quando accadde nel '83. 
Tornavo da scuola correndo e una macchina mi sbatté a terra. Avrei potuto evitarlo ma non lo feci, sarebbe stato inutile. Era già scritto e io non potevo farci niente. 

Oggi ho fatto il mio ultimo controllo neurologico.
Il dottore non capiva perché avessi così fretta di andar via. “Ho un appuntamento importante” gli dissi. L'ultima cosa che ricordo è la sensazione di un caldo umido. Il cane mi leccava il volto. L'avevo spinto sul marciapiede prima che una macchina lo mettesse sotto. 
Avrei potuto evitarla anch'io, ma non era quello che avevo visto.
Era scritto e io non potevo farci niente. 
Il cane era salvo. 

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