#1
L'assordante verità gli trapanò i timpani, ma quello che più di tutti rimase ferito fu il cuore, il centro nevralgico di ogni suo sentimento. Decise di non andare oltre e più si ripeteva questo proposito, tanto più cresceva in lui il desiderio di infrangerlo. La posta in gioco era troppo alta. Stavolta rischiava di farsi male oltre ogni sua passata esperienza, ma questo sembrava non preoccuparlo. Quello che lo preoccupava invece era quale, tra le possibili mosse a sua disposizione, sarebbe stata la migliore da scegliere come contrattacco. Chiamarla? Per dirle cosa? Avevano esaurito gli argomenti per quella sera. Lasciarle un messaggio? Troppo poco. Scriverle una lettera? Forse sarebbe stata quella vincente, ma non si sentiva di scrivere in quel momento. Decise infine per un sonno ristoratore, un buon riposo gli avrebbe portato consigli migliori l'indomani; così sperava, mentre immaginava di accarezzare quei bei capelli ramati che tanto gli piacevano.
#2
Da quando era andata via il Signor M. non sapeva darsi pace. Come era stato possibile fare un errore così grossolano? Si chiedeva spessi in quei giorni se fosse stupido o meno.
La città gli sembrava vuota, come quando in piena estate partono tutti per le vacanze. Ma non era estate, non più perlomeno. L'unico momento nel quale la sua via prendeva forma, colore, esistenza ai suoi occhi e sensi era al suo passaggio. Almeno un paio al giorno: a mezza mattinata una andata&ritorno sempre rigorosamente sul lato diametralmente opposto al suo punto di osservazione. Non capiva se lo facesse per sfida, per farsi guardare o chissà che altro. Nel primo pomeriggio un passaggio veloce, tra una pedalata e l'altra, ovviamente sempre alla stessa distanza strategica. Ma questo gli bastava per essere felice per un istante. Fantasticare un po' sul dove stesse andando; sul cosa pensasse in quel momento; su quale musica avesse nelle orecchie: se un quintetto d'archi oppure musica irlandese.
Adorava la sua musa.
Purtroppo poteva farlo solo da lontano.
#3
E' assurdo come possa accadere che mi manchi a tal punto da desiderare di trovarla ad ogni svolta del mio percorso, si diceva il Signor M. Come se non bastasse ad un tratto il suo desiderio si fece reale, quasi lo poteva toccare. Così si diede un pizzicotto e poi lo diede a lei, non prima di averle chiesto il permesso. E così parlarono di un certo signore che abbaiava per parlare, ma che allo stesso tempo era dolce. E alla ragazza brillavano gli occhi. Il Signor M. era finalmente felice e un po' dispiaciuto, come era il suo solito d'altronde. Poco distante sulla spiaggia dei fuochi d'artificio alla meno peggio cercavano di fare da controcanto all'improbabile musica che proveniva da poco lontano.
Poi tutto svanì e il Signor M. si ritrovò a guardare il sole sorgere e inondare di luce la sua stanza. Era mattina, un nuovo giorno iniziava e nuovi desideri già facevano capolino nel suo cuore.
#4
Quel giorno lo colpì sopra ogni altra cosa il suo sorriso. La sera prima gli era sembrata più timida del solito, ma quella mattina qualcosa nel suo sguardo era cambiato. Come se fossero diventati all'improvviso complici e custodi di un qualche segreto di cui solo loro detenevano le chiavi. Il Signor M. non poté fare a meno di ringraziare il suo Cuore, perché solo mantenendolo puro, come lui aveva fatto, era riuscito a far si che quel miracolo tanto desiderato alla fine diventasse realtà. Aveva conquistato l'amicizia della ragazza.
Quel giorno parlarono di gatti che stavano in piedi come piccoli orsetti bruni, di buffi cappelli a bombetta e di strane ciambelle di riso soffiato.
In cuor suo sperava non fosse un altro sogno...
#5
Un passaggio veloce sotto un cielo coperto e per un po' spoglio di pioggia. La vide all'ultimo istante solo di spalle mentre si dirigeva svelta svelta in punta di piedi sui pedali, verso il portone di casa. Quel giorno aveva la chioma sciolta, e forse per il vento, forse per l'andatura sostenuta quei bei capelli erano gonfi e liberi. Il Signor M. si perse per qualche istante tra le loro pieghe e svolazzi, pensò che presto sarebbero stati abbastanza lunghi da essere raccolti in una bella treccia ramata, o magari in due come quelle che si vedevano tanti anni fa. Immaginava di regalarle un fermaglio fatto a mano e che lei l'avrebbe ringraziato con un sincero sorriso. Tutto questo immagina il Signor M. mentre la guardava passare e poi rientrare nel portone, guardandola con affetto sperando che si girasse verso di lui. Senza farsi scorgere avrebbe potuto salutarla, da lontano.
#6
Seduto in un caffè parigino il Signor M. rifletteva sulla valenza delle frasi da dire, già dette. Sul da farsi ci avrebbe pensato in seguito. Dagli schiamazzi notturni di rue Charleroi si intuiva che erano passate le dodici di sera e mentre la ragazza era assorta nei suoi pensieri, lui non poteva che continuare a pensare a quella frase. Come era potuta uscire dalla sua bocca? Eppure era successo e si rammaricava di non aver saputo trattenerla, ma soprattutto gli doleva il fatto di non poterla svelare di nuovo. Forse fra qualche tempo, quando la pioggia autunnale avesse lavato qualche indugio si sarebbe deciso a parlare. Ma non ne era sicuro. Forse la ragazza avrebbe chiesto ancora, con più insistenza, ma lui sarebbe stato più forte.
Forse avrebbero continuato a giocare a non guardarsi ancora per molto. Almeno finché non si sarebbe fatto sfuggire di nuovo quelle due parole. Non a cuor leggero.
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